Jane Elliott, simpatizzante di Martin Luther King ed insegnante di una classe elementare di Riceville, un piccolo paese nello stato americano dello Iowa, volle fare un esperimento di psicologia sociale.

Correva l’anno 1968 ed era stato appena ucciso il reverendo Martin Luther King a Memphis. King nel 1964 aveva ricevuto il premio Nobel per la pace per la sue battaglie contro la segregazione razziale ed i diritti civili degli afro-americani.
Ebbene l’insegnante Jane Elliott, anch’essa attivista anti-razzista, si era accorta che i suoi giovani allievi bianchi erano molto distaccati ed indifferenti alla morte di King, considerando la sua morte un dramma solo per le persone di colore e non per gli americani tutti.
Di fatto la stragrande maggioranza dei suoi allievi non aveva rapporti con la comunità nera, al massimo avevano visto alla televisione qualche servizio su Martin Luther King e saputo del suo incontro con il candidato alle presidenziali, John F. Kennedy nel 1960.
Gli storici ci dicono che Kennedy invitò alla Casa Bianca King per avere i voti della comunità nera americana, che infatti lo votò compattamente, piuttosto che per sostenere la sue battaglie anti-discriminazione.
Torniamo alla nostra insegnante, colpita dall’indifferenza dei suoi allievi rispetto all’omicidio di King e dato che aveva con loro un ottimo rapporto educativo, volle immaginare un esperimento semplice ed efficace per mostrare ai suoi ragazzi cosa significa essere fatti oggetto di discriminazione e razzismo.
Divise allora la classe in due gruppi, da una parte mise i ragazzi con gli occhi azzurri e dall’altra i ragazzi con gli occhi scuri. Per qualche giorno i ragazzi con gli occhi chiari godevano di privilegi, premi, ascolto da parte dell’insegnante e potevano mangiare per primi alla mensa scolastica, non solo, anche scegliere cosa mangiare.
I ragazzi con gli occhi scuri erano sempre rimproverati, tenuti in disparte, puniti e potevano mangiare solo dopo che gli altri (occhi azzurri) avevano finito e ciò che avanzava in mensa.
Dopo qualche giorno l’insegnante fece un cambio: i ragazzi con gli occhi scuri erano i privilegiati ed i ragazzi con gli occhi azzurri dovevano subire.
Ebbene gli allievi di Jane Elliott compresero facilmente e velocemente cosa significa essere discriminati e poi in base a cosa: occhi azzurri o scuri, o magari pelle bianca o nera.
Soprattutto i ragazzi avevano ben sperimentato che quando ci si sente privilegiati tutto è più facile, anche a scuola. Si va volentieri, si studia con piacere, si gioca, si socializza e… si mangia meglio!
Se non si è tra i privilegiati tutto è difficile, si percepisce la discriminazione e ciò fa stare male, la performance scolastica cala e non si ha più entusiasmo.
Molti altri insegnanti vollero ripetere l’esperimento che, ovviamente, aveva ricevuto il plauso da parte di molti e critiche da altri, però il sasso era stato gettato. L’esperimento consentiva in modo semplice di fare “toccare con mano” ai ragazzi cosa significa essere discriminati.